La vergogna: cosa è e perché la proviamo

Cosa significa vergogna?

La vergogna viene definita come stato di turbamento, colpa e umiliazione che si prova quando ci si rende conto di aver agito o parlato in maniera riprovevole o disonorevole.

La vergogna ha molti significati, è legata a sensazioni forti ed è un sentimento che si manifesta quando, per esempio, si arrossisce, si abbassa la testa, ci si ammutolisce.

La vergogna è anche un insieme di credenze e pensieri; per esempio “non valgo nulla”, “non sono degn*”, “non sono abbastanza”, “gli altri vedranno che sto arrossendo”, pensieri che non fanno altro che aumentare la vergogna stessa perché spesso sono molto invasivi.

Ma a cosa porta la vergogna?

Prima di tutto, la vergogna impedisce di prendersi cura di sé in modo adeguato perché non si sente di valere abbastanza per doverlo fare: se sento di non valere, che senso ha avere cura di me e dei miei bisogni?

Inoltre, la vergogna non aiuta a trovare e mantenere la “distanza di sicurezza”: se non valgo, gli altri possono invadere i miei spazi perché loro meritano, io no.

Come nasce la vergogna?

La vergogna si sviluppa sin dalla più tenera età perché uno dei modi più rapidi per rendere un bambino bravo e conforme, è fargli sentire vergogna e paura: la vergogna diventa strumento per far sì che i bambini non si comportino in modo riprovevole.

Ma se insinuare vergogna nei bambini aiuta a renderli “buoni”, da grandi questi bambini saranno portati a pensare di non valere, di non essere abbastanza intelligenti, di non essere voluti e desiderati.

Da cosa posso capire che provo vergogna?

La risposta del corpo può essere un valido aiuto.

Infatti, dal punto di vista corporeo, la vergogna si mostra con alcuni atteggiamenti caratteristici: si abbassa la testa, si arrossisce, non si parla. A volte la gola si chiude e si sente il così detto “groppo in gola”.

Il corpo non sta sbagliando, anzi! Il corpo si sta adeguando ad una richiesta, ossia quella di essere bravi, di non disturbare, di sottometterci.

E spesso questa è una risposta adattiva, cioè aiuta prima i bambini e poi i grandi, a sopravvivere, a sopportare le richieste, ad adattarsi a un ambiente che li vuole senza troppi bisogni e richieste.

Cosa possiamo fare con la nostra vergogna?

Come dico spesso, non possiamo cambiare sentimenti ed emozioni, se li proviamo, sono nostri e veri; possiamo però provare a cambiare il nostro modo di prenderli, dopo averli riconosciuti.

Ciò che a volte suggerisco ai miei pazienti è riconoscere il valore che la vergogna ha avuto nella loro vita: come si dice in Psicoterapia della Gestalt: che vantaggio secondario ha avuto? In cosa ti è stata utile? Come ti ha aiutato a sopravvivere?

Aumentando la consapevolezza di un vissuto, cambia la relazione con il sentimento, cambia lo stato con cui si vive quel sentimento.

Il concetto non è sopprimere un sentimento che ci appartiene, ma comprenderlo e solo dopo, in caso, allontanarsene perché non più funzionale nel qui e ora.

Gestire le emozioni non significa evitarle, metterle sotto vuoto, significa invece iniziare a capire che ci appartengono e ci stanno dicendo qualcosa di noi.