Perché abbiamo paura di essere felici

Nel mio lavoro, spesso – e per fortuna! – capita che le persone riescano a ritrovare momenti di felicità.

Spesso si tratta di una felicità tanto attesa, ma quando arriva… fa paura!
Cosa succede in quel momento? In molti mi chiedono “ma Elena non è che adesso che sono felice, mi succederà qualcosa di brutto?”

Questa reazione, in psicologia viene definita cherofobia, che non è la paura della felicità in se stessa, ma la paura che alla felicità possano seguire conseguenze disastrose e sfortunate.
La paura che possa succedere qualcosa di brutto, porta le persone a ricordare solo gli eventi negativi e a considerare la vita come un continuo processo in cui al bene deve seguire per forza il male.

Quali sono conseguenze di questi pensieri?

La prima e triste conseguenza è che la persona non riesce a godere, nel qui ed ora, del momento sereno che sta vivendo.
Il suo pensiero corre a ciò che accadrà dopo e ciò le impedisce di trarre beneficio dal presente. Ricordiamo che gli esseri umani hanno bisogno di momenti di serenità e felicità per sperimentare una dimensione di crescita positiva.

Inoltre, se la felicità porta con sé dolore e frustrazione, l’individuo sarà meno predisposto ad ascoltarla, anzi quasi tende ad allontanarsene. L’atteggiamento basato sul momento viene allontanato, a favore del perseguimento della difficoltà che tanto, prima o poi, deve arrivare.

Purtroppo, questa paura porta con sé non solo la difficoltà ad accogliere momenti felici, ma rende difficile anche la possibilità di esprimere sentimenti buoni e positivi.

Un atteggiamento sano ed equilibrato porta a pensare che la felicità generi felicità.
Un atteggiamento più sospettoso e meno sano, porta a pensare che la felicità porti invidia e negatività da parte degli altri.

È vero che la felicità non può essere “per sempre”.

Il concetto della ciclicità degli eventi è corretto, è il pensare che le conseguenze possono essere catastrofiche che porta l’individuo a concentrarsi solo sul dolore e non sulla felicità.

Si tratta di una forma di difesa: siccome so che starò male, evito di stare bene.

Per quanto ciclica, difficile ed instabile, non pensi di meritare la felicità che stai vivendo?

Fonte: www.researchgate.net