Il trauma: un evento che stravolge la vita

Il mio percorso formativo quest’anno mi ha portata ad iscrivermi ad un master in psicotraumatologia; un approfondimento clinico e neurologico con nuovi metodi di trattamento e di cura.

Perché il trauma?

Chi fa il mio lavoro, sa che i traumi sono spesso alla base di funzionamenti complessi, di vite poco equilibrate e in difficoltà, sia che si tratti di grandi traumi o di traumi minori.
È questa la prima cosa da capire: non è la grandezza del trauma a definirne la tragicità, ma quello che ha significato nella vita della persona.
Ciò che per una persona può essere superabile e superato, per un’altra può diventare un blocco, uno strappo difficile da elaborare.

In questo periodo storico il trauma è un tema molto discusso: tutti ne parlano dando ancora più rilevanza a ciò che si conosce poco o che può essere travisato. La pandemia ha risvegliato un senso di caducità.

Ho scelto di iniziare questo lungo percorso pensando ai miei pazienti e al loro dolore. Non ci si concentra solo sul dolore della persona traumatizzata, ma anche verso chi le sta vicino e non può aiutare. Questo assume il carattere del trauma nel trauma.
Ho imparato a imparare dai miei pazienti ascoltando  il loro mondo interno, i loro sintomi soverchianti e intrusivi, il loro vivere in corpi predisposti all’abbandono.
Il trattamento del trauma non può essere unidirezionale: bisogna conoscere la neurobiologia, la neurologia, il funzionamento del corpo e delle emozioni.
Mente e corpo sono uniti e adattivi: le risposte traumatiche riflettono un tentativo di adattamento a un ambiente o a una situazione pesante.

Ma cos’è un trauma?

Il trauma è un evento che dissesta in modo profondo l’ordine delle cose, che sconvolge l’equilibrio.
Con il trauma c’è un prima e un dopo, diventa uno spartiacque, un’intrusione irruente.
Ne abbiamo e ne stiamo facendo esperienza con il Covid: il trauma è ingovernabile e inatteso, ci trova indifesi e senza possibilità apparente di salvezza.

Che carattere ha il trauma?

Il trauma è soggettivo: può essere una catastrofe naturale, una pandemia, un maltrattamento o anche un tradimento.
Il punto non è ciò che è successo, ma come possiamo e riusciamo a elaborarlo dentro di noi, se riusciamo a superarlo oppure no.

Quali sono le emozioni legate al trauma?

Spesso le persone traumatizzate percepiscono angoscia, vergogna, bassa autostima, alienazione, impotenza, solitudine.
Spesso vivono stati di profonda rabbia o impulsività che non sanno riconoscere e a cui non sanno dare un’origine.

Come si mostra la “ferita”del trauma?

Spesso si rivela con stati ansiosi, attacchi di panico, abuso di sostanze, comportamenti autolesionistici, disturbi del comportamento alimentare.
Molte volte le persone non sanno cosa stia scatenando questi comportamenti.

Come si cura il trauma?

Un tempo (e tutt’ora in alcuni approcci), il trattamento faceva riferimento alla “talking cure” ossia il rievocare l’evento, riviverlo dando anche un ordine temporale e cronologico.
Oggi abbiamo la possibilità di lavorare anche su altro, come gli effetti del trauma prima ancora degli eventi, che spesso sono difficilmente recuperabili perché troppo dolorosi.

Cosa significa lavorare sugli effetti?

Significa lavorare sul sintomo corporeo che si sente oggi, sul sentimento di vergogna che viene percepito nel qui e ora. Significa apprendere la capacità di capire che un battito cardiaco accelerato è una risposta non necessariamente legata ad un pericolo effettivo.
Dal mio punto di vista il primo passo da fare è essere gentili verso il nostro “bambino interno ferito”.

Il mio primo compito è aiutare le persone a riconoscere le reazioni che stanno attivando, a prendere confidenza con loro anziché reagire a esse e trattarle con allarme.
Le risposte del corpo e le emozioni non sono da respingere, ma da accogliere come qualcosa di importante e significativo che ci sta raccontando che qualcosa non va.
Quindi, prima di tutto, devono entrare a far parte di noi e vanno accolte.
Questo significa non trattenere solo la parte forte e funzionale di noi stessi, ma accettare anche quella che sente fatica, che è sopraffatta dal dolore.

Sono serviti tantissimi anni di ricerca e studio per capire che un disturbo da stress post-traumatico non trattato rappresenta un costo elevatissimo a livello personale, ma anche sociale ed economico.