La respirazione, che considero la sorella minore della meditazione, è un cammino: inizia piano piano e necessita di tempo per entrare nella nostra quotidianità.
Come spesso ricordo, sono una terapeuta della Gestalt e la respirazione è uno strumento utile anche in terapia, non solo per fermare il paziente nel momento che sta vivendo, ma anche per ascoltare i segnali del corpo.
Grazie alla respirazione e all’immobilità ci diamo la possibilità di ascoltare i “fastidi” del nostro corpo per dargli un significato.
Respirazione: quali passaggi dobbiamo svolgere?
La prima cosa da fare è fermarsi e centrarsi su sé stessi. In questo modo non sentirai più la necessità di dover avere sempre tutto sotto controllo.
In questo periodo storico questo passaggio è molto utile: ultimamente sono aumentati i casi di ansia e attacchi di panico derivanti dalla necessità di dover avere tutto sotto controllo.
Come seconda cosa, fai pratica con la respirazione. Questo serve ad allontanare i pensieri negativi, spesso dettati da preoccupazioni relative al futuro. La respirazione aiuta a stare nel qui e ora, in contatto con noi stessi.
Un altro passaggio fondamentale è la possibilità di essere centrati su noi stessi: il presente diventa oggetto della nostra attenzione e questo richiama al concetto di grounding.
Ma la cosa più speciale della respirazione è l’assoluta assenza di giudizio.
Non si tratta di accettazione passiva, ma nemmeno di rifiuto.
Ed ecco che le tensioni percepite dal corpo diventano messaggeri di emozioni che vanno attraversate.
La pratica della respirazione però non è un paradiso dove tutto è bello e incantato, è stare con quello che sentiamo. Possiamo trovare pace, tensione, dolore; ma tutto ciò che proviamo va vissuto. Questo nella respirazione come nella terapia: se lo attraversi, te ne puoi liberare.