Il gioco di squadra nello sport: l’importanza di porsi un obiettivo comune

Le olimpiadi e la Coppa America 

Durante l’estate appena passata abbiamo assistito al grande spettacolo delle olimpiadi dove ogni atleta ha potuto concretizzare i suoi impegni, i suoi sacrifici e la sua vita dedicata allo sport, costituita anche dalla condivisione, dal gioco di squadra e a volte dal sacrificio di tutto quello che si era fatto per il bene della squadra

Lo sport, a qualsiasi livello, ci insegna a mettere da parte il nostro ego e condividere le nostre abilità con il resto della squadra per un obiettivo comune

Quasi contemporaneamente alle Olimpiadi si è svolta la Coppa America della nautica. Non ho mai praticato vela – e onestamente l’acqua alta non mi fa impazzire – ma ritengo che questo sport possa darci una grande lezione di vita.
Il mare è un po’ come la montagna: quando si è in acque profonde è come essere su una cima: siamo tutti uguali e tutti dobbiamo impegnarci allo stesso modo per portare a casa il risultato.
Purtroppo all’ultima gara Luna Rossa – gli sfidanti italiani – non ce l’ha fatta, ma osservare il lavoro di questi atleti è stata una grande lezione.

Non si tratta solo di duro lavoro, che non è scontato, ma di un gioco di squadra che ha portato tutti ad avere un obiettivo comune verso la stessa direzione. Questo significa mollare l’ego, mettere da parte noi stessi ed essere disposti a modificare le strategie quando non sono più utili.

L’importanza del gioco di squadra

Non basta la motivazione per creare una squadra che possa funzionare, non bastano il talento e la strategia, serve saper riconoscere il proprio ruolo all’interno della squadra per raggiungere un obiettivo comune, insieme. 

Lo sport insegna proprio questo: la motivazione al successo non è sempre un successo personale ma molte volte deve essere condivisa, diventando così motivazione all’affiliazione, ossia al desiderio di far parte di un gruppo.
Questo porta gli atleti a lavorare per la squadra, sviluppando così un buon rapporto con i compagni e con il resto dell’equipe. 

Questa motivazione si scontra con la motivazione al potere che, al contrario, mira al bisogno di potenza e comando. Questa motivazione non è sempre negativa – un manager per esempio può averne bisogno per emergere in un determinato contesto – lo diventa se non consideriamo chi ci sta intorno per avere successo.
Ricordiamolo per esempio quando andiamo a tifare per i nostri figli alla partita della domenica mattina: fanno tutti parte di una squadra con un obiettivo comune