Esercitando la mia professione mi capita di interagire con diversi tipi di sportivi, molti dei quali si trovano nella situazione di sperimentare ansia e stress che influiscono sulla loro vita personale ed atletica.
L’ansia da prestazione sportiva è frequente fra gli atleti e i sintomi più consueti sono:
- senso di impotenza;
- respirazione veloce;
- sudorazione;
- senso di oppressione;
- tremito;
- senso di stanchezza o debolezza.
L’ansia e lo stress nello sport vengono spesso definiti come un “soffocamento” e stanno a indicare una riduzione delle prestazioni atletiche a causa di un gap tra stress percepito e stress reale. Questo significa che il primo è decisamente superiore al secondo e quindi difficilmente controllabile.
Tutti possiamo essere soggetti a saltuari momenti di ansia, ma chi soffre di un disturbo sviluppa sintomi sufficientemente gravi da influenzare negativamente il potenziale e la prestazione.
Per aiutare chi soffre di ansia è necessario conoscerne il significato e sapere che, sia che si tratti di ansia da prestazione o generalizzata, è caratterizzata da pensieri e paura verso il futuro. Nel caso dello sport, il pensiero negativo può essere non riuscire a gareggiare, non ottenere il risultato voluto, non sostenere la gara, non riuscire a dare il meglio. Qualunque sia il pensiero, può essere una minaccia all’integrità dell’ego, quindi corrispondente a: “se non riesco, sono un perdente”.
Come funzionano l’ansia e lo stress nello sport?
Il funzionamento dell’ansia nello sport può presentarsi in modo diverso rispetto all’ansia fuori da un contesto sportivo: un incidente durante una gara può causare la paura di competere ancora o di non arrivare al risultato sperato.
Ciò che può accomunare tutti è la conseguenza: si può infatti arrivare all’evitamento della situazione. Evitando la situazione ansiogena, si arriva ad uno stato di sollievo che viene vissuto come una ricompensa e quindi reiterata con la logica dell’evitare lo stimolo. Se per esempio abbino il tiro al canestro (stimolo), alla sensazione di insuccesso o di sentirmi ridicolo (evento nocivo), posso sviluppare paura e quindi evitare il tiro (così come prevede la teoria dei due fattori di Mowrer).
Paura ed evitamento sono due processi di apprendimento diversi, ma non indipendenti: una paura evitata influenza l’evitamento e questo, a sua volta, influenza la paura.
Quando questo accade nello sport è importante capire che i pensieri che si hanno durante la prestazione possono essere modificati o controllati.
Come gestire l’ansia e lo stress nello sport?
Prima di tutto è necessario capire che spesso la paura del fallimento è legata a pensieri negativi rispetto a una percepita mancanza di abilità.
Questo accade spesso dopo un grave infortunio o dopo importanti sconfitte, ma non sempre conoscere il motivo per cui tali pensieri sorgano è utile. Spesso è più funzionale sapere come superarli.
Ecco quindi alcuni suggerimenti utili:
- Prima della gara ricorda che tensione e nervosismo sono normali; accettali invece di combatterli;
- Può essere utile fare un colloquio interno positivo aiutandoti con una visualizzazione rispetto alla gara che dovrai svolgere;
- Durante la gara, può essere concentrati sul compito e non sul risultato! Rimani presente nel momento, evita le distrazioni legate al finale. Goditi quello che stai facendo, diversamente i pensieri negativi potrebbero avere la meglio sulla tua prestazione.
- Dopo la gara concentrati sulle cose ben svolte! Saranno il punto di riferimento e di partenza per la prossima gara.
Ricorda che le emozioni non sono disturbi. Spesso è un “gioco di equilibri” tra quantità e qualità. È fondamentale accettarle come parti di sé e imparare a viverle.